Parliamo di cosa fare a Vicenza, ma non della città rinascimentale progettata da Andrea Palladio. Esiste un’altra Vicenza, una città misteriosa e affascinante fatta di natura oscura, figure fantastiche, torri medievali, di castelli, di rovine nei borghi dove antico e moderno si fondono creando atmosfere suggestive.
La montagna spaccata
Questa formazione rocciosa è strettamente legata alle vicine Piccole Dolomiti e risale a 200 milioni di anni fa, è stata erosa nella roccia dal torrente Torrazzo. Questo luogo del Vicentino è particolarmente associato alle misteriose creature femminili e acquatiche chiamate anguane. Questi esseri sono più facilmente avvistati nelle vicinanze dell’acqua durante la notte, quando emergono con le loro ceste di vimini per lavare i vestiti. Tuttavia, queste donne mutevoli e pericolose potrebbero apparire con forme affascinanti e trascinarti nel fondo di qualche pozzo o buca, imprigionandovi per sempre. Altre volte, le anguane sono orribili megere che abitano le cavità della terra. Si dice che la più famosa di tutte, Etele figlia di Uttele, vivesse qui, nella montagna spaccata, prima come fedele sposa di Giordano e poi trasformata in spirito della montagna, delle acque torrentizie e del vento.
La principessa nana
Villa Valmarana ai Nani di Vicenza è una villa rinomata e molto frequentata nel Veneto soprattutto per le opere d’arte dei Tiepolo, Giambattista e Giandomenico, che decorarono le sale con i loro affreschi. Tali opere sono considerate la massima espressione della pittura veneta del XVIII secolo.
Ciò che forse non tutti sanno è che Villa Valmarana ai Nani custodisce una celebre leggenda, che è all’origine del suo nome. Si tratta della storia della principessa Layana, una ragazza nana, figlia di uno dei nobili proprietari della villa. A causa della sua statura, i suoi genitori decisero che dovesse vivere confinata tra le alte mura della proprietà e che i servitori e i custodi della villa fossero scelti esclusivamente tra i nani, così da non turbare la sensibilità della ragazza.
Nella mente del popolo, si diffuse il mito della principessa invisibile, rinchiusa nella villa. Un giorno, un principe decise di penetrare all’interno del complesso e cercare la fanciulla. Quando riuscì a entrarvi, Layana, alla vista del principe, prese coscienza del suo stato e si disperò fino a togliersi la vita gettandosi dalla torre. I nani servitori rimasero sconvolti dal dolore. Ancora oggi, i 17 nani rimangono immobili sul muro di cinta della villa, a custodire il sonno eterno di Layana: è da loro che Villa Valmarana trae il suo nome. Sotto il profilo storico-artistico, questi nani in stile grottesco rappresentano i personaggi classici della Commedia dell’Arte, la cui ideazione potrebbe essere stata realizzata da Giandomenico Tiepolo, secondo alcuni studiosi. In passato, queste statue si trovavano disperse nel giardino della villa e si presume che l’artista Francesco Uliaco sia stato il loro vero e proprio creatore.
Gli gnomi di Asiago
Sul suggestivo altopiano di Asiago si narra che sia stata trovata dimora dal piccolo popolo degli gnomi. Questi esseri, originari dei paesi del Nord, hanno vagato a lungo prima di scoprire i boschi silenziosi e selvaggi dell’altopiano. Affascinati dal luogo, gli gnomi hanno deciso di farlo la loro casa per sempre. Per celebrare questo spirito giocoso, è stato costruito un villaggio di gnomi per aiutare adulti e bambini a non dimenticare la forza della fantasia. Lasciandosi trasportare dall’immaginazione, potrai imbatterti in un gnomo intento a raccogliere legna, a scaldarsi vicino al fuoco o addormentato tra le radici di un maestoso albero secolare. Se avrai fortuna!
Giulietta e Romeo
Lo sapevi che la famosa vicenda di Giulietta e Romeo, da cui Shakespeare trasse ispirazione per la sua magnifica tragedia, fu scritta da Luigi Da Porto? A Montorso, vicino a Vicenza, si trova la villa palladiana “Da Porto Barbaran” dove il nobile Luigi Da Porto si ritirò dopo le vicende della lega di Cambrai nel 1508. Fu qui che scrisse la novella di Giulietta e Romeo, che ispirò Shakespeare per la sua famosa tragedia. Standosene nella piccionaia, egli ammirava il profilo dei Castelli di Montecchio Maggiore e, immerso nei suoi pensieri d’amore per la sua lontana amata, concepì il canovaccio della drammatica vicenda. Si racconta che il fantasma inquieto di Da Porto ancora si aggiri nei dintorni della villa, e alcuni abitanti dichiarano di sentirne i lamenti e i passi.
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